lunedì 14 marzo 2011

La crisi dello scrittore.

Certe volte mi chiedo che ho fatto (anzi: RI-fatto) a fare un blog se non ho mai niente da dire, e certe volte mi chiedo che diamine mi intestardisco a fare a scrivere cose se 1) si rivelano delle cagate colossali, prive di idee originali o comunque di spunti che non facciano gridare al già sentito; 2) le parole non si vergano da sole. Sono sempre stata, difatti, una sostenitrice di quella teoria secondo cui la cosa più bella e stimolante da leggere è quella che viene fuori così, per caso, senza programmazioni. Sacrosantamente vero, devo dire. A parte per Twilight, che si sa - dalla bocca stessa della Meyer, (se un'entità superiore mai esista) ce ne scampi e liberi - essere frutto di un sogno fatto da lei medesima. Okay, mi sono detta, se quella scribacchina è riuscita a fare tutti quei soldi con un sogno, ci posso provare anche io, che oltretutto ho pure un'immaginario onirico piuttosto fervido e surreale. E cacchio se lo erano, quei sogni su cui ho preso appunti, ma il fatto è che li ho utilizzati per dettagli marginali, continuando a progettare tutto il resto nei minimi particolari e non riuscendo, peraltro, a delineare del tutto i personaggi, tantomeno a concretizzare tutti gli appunti che ho vergato. Quando ho chiesto aiuto e ho trovato facce annoiate, 'già visto' sbuffati con quasi supponenza (ammesso che si possa trarre supponenza da una conversazione su msn, ma tant'è :°D) e lapidari 'guarda, te lo dico perchè ci tengo: è tutta roba riciclata. Di idee originali o comunque valide ce ne sono veramente poche', già il sentore della schifezza bussava forte al mio naso, ma ho continuato a scambiarlo per eccessiva autocritica. E invece no! La puzza si sentiva bene tutta intorno! E mi sono venute in mente le parole dei My Chem ('cidenti a voi, siete sempre in mezzo alle palle! Ma vi amo anche per questo), che hanno buttato ciò che avevano fatto poco prima di incidere Danger Days, perché troppo costruito. Troppe regole, troppi dettami, e a una certa Gerard e soci se ne sono accorti, hanno visto che non funzionava, hanno buttato tutto nel cesso tenendosi solo le parti buone, e si sono buttati a fare le cose d'istinto: ecco Danger Days, ecco un album veramente degno di nota. Badate, nemmeno casuale nei contenuti, perché ha una sua logica e coerenza, però è frutto dell'istinto, e quindi un'altra volta quei bastardi del New Jersey mi hanno insegnato qualcosa di cui spero di fare tesoro, perché ho veramente bisogno di scrivere qualcosa che mi soddisfi appieno e soddisfi anche chi ho intorno, perché no. Perché vorrei che fosse questo, il mio lavoro. Perché so che non sono malaccio e quindi voglio continuare a pensarlo, a gongolarmi del saper fare almeno questo, come attività artistica. Sennò poi mi viene da pensare di nuovo che sia una fallita e via, non c'ho mica voglia di deprimermi :°D
E tra l'altro ho pure avuto qualcosa da dire qui dentro, mica cazzi.

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