lunedì 24 settembre 2012

Che si dia il via alla contesa.


Poco fa, mentre spulciavo la rete - in un evidente esercizio acrobatico teso all'evitare la famigerata pulizia del cassetto dell'intimo - mi sono imbattuta in questo articolo risalente a un mesetto fa e che, per quanto stagionatino, ha smosso qualche corda nel mio animo. In soldoni, finito di leggere il titolo mi si è animato un sonoro dibattito nel cervello: http://www.cineblog.it/post/56125/david-cronenberg-sui-batman-di-nolan-sono-film-piuttosto-noiosi .


Ordunque, ho raggiunto qualche conclusione (di cui di sicuro non ve ne fregherà una cippalippa ma d'altronde il blog è mio, mehehehe): Cronenberg non è un cretino, ha ragione sul fatto che Memento sia un film molto interessante e che gli studios e le produzioni stiano col fiato sul collo dei registi, impedendogli di fare arte, perché poi il fine ultimo del bravo regista - anzi del cineasta - dovrebbe essere, nella sua accezione più alta, proprio quello. Piuttosto, lasciando da parte tutte le implicazioni e le diatribe del caso, andiamo al sodo: Cronenberg e Nolan fanno arte, entrambi. La affrontano però in maniera del tutto differente, poiché Cronenberg rimane comunque un autore di nicchia, difficile e spesso ostico, a volte noioso, sempre verboso. Il suo cinema è quanto di più cerebrale e acculturato ci possa essere: guardi il film, cogli mille riferimenti intellettualmente inconsueti, ti vengono mille dubbi, ti chiedi perché i suoi personaggi agiscano così, ti chiedi se sia sensato che succeda tutto quel che succeda, ti fai un sacco di domande, in soldoni. Prima, durante e dopo. E senza la sigaretta dopo l'orgasmo. Sei talmente preso - e scioccato - dalle sensazioni che hai in corpo che ti scordi del resto. Ma rimane comunque un prodotto di nicchia, che non raggiunge tutti e forse è bene così. Non tutti sono pronti per qualcosa del genere.
Ma Nolan. Nolan è commerciale? Sì, oh sì se lo è. Ma non per questo è vuoto: la tecnica dei suoi film è ineccepibile, le storie sempre avvincenti, anche se piuttosto unilaterali, nel senso di "io ti mostro delle cose e tu ti meravigli, non fai domande, tanto ho già risposto a tutto io" che può essere un'arma letale in mano alla persona sbagliata.
Nolan racconta storie apparentemente semplici, ma lo fa rivoltandole come calzini e arricchendole di mille particolari, sempre in nome di quel realismo che lui insegue a tutti i costi (d'altronde si sa che la vita reale non è poi così semplice e lineare, no?): la ricerca dell'assassino di tua moglie diventa una collezione di fotografie e tatuaggi perché non ti ricordi che diamine è successo, te ne dimentichi subito e quindi devi scrivere e segnare tutto, il montaggio segue l'intreccio, va avanti e indietro, ti scombussola, ti ubriaca, ti fa sentire più rincoglionito di Guy Pearce che se ne sta tutto il tempo con lo sguardo vacuo a chiedersi che cazzo sia successo; l'entrata in un sogno per impiantare un'idea diventa un'odissea a strati, un pericolosissimo gioco di scatole cinesi dove si rischia la pelle, ma ancora di più la testa; una diatriba tra illusionisti diventa uno scontro fino all'ultimo respiro, un gioco di specchi e scambi da rasentare la follia; e per lo stesso motivo la trilogia incentrata su Batman è la storia che tutti conosciamo, ma arricchita da mille sfumature di profondità prese con scrupolo filologico dalle migliori storie a fumetti del Cavaliere Oscuro e riadattate al continuum logico di una vicenda epica che si dipana in tre film, uno più lungo dell'altro. Ogni paragone con i film Marvel - che qualcuno ancora si ostina a fare - è superfluo, anche solo per il semplice fatto che i supereroi Marvel sono dei caciaroni in confronto. Batman mette angoscia, è il più serio di tutti i supereroi più seri, l'unico che rimanendo fedele a se stesso (e va bene, dimentichiamoci un attimo della parentesi Adam West, per favore :°D) è riuscito a trascendere le mode e l'inconfondibile appeal ingessato dei supereroi DC, quindi viene da sé anche la confutazione dell'affermazione di Cronenberg, secondo cui:

"un film sui supereroi, per definizione, sai, è un fumetto. È per bambini. Il suo target è quello degli adolescenti. È sempre stato così, e penso che la gente che dice che Il cavaliere oscuro - Il ritorno è una suprema forma d’arte cinematografica non sappia davvero di che cazzo stia parlando."

I fumetti non sono da bambini, non più. Forse non lo sono mai stati, perché quando li leggevi da piccolo capivi determinate cose, probabilmente ti piaceva il fatto che fossero colorati e che se le dessero di santa ragione ogni volta, ma a rileggerli da grande si aggiungono corde che l'esperienza ti ha donato, per cui è una di quelle cose che, se fatta con perizia, ha molteplici livelli di interpretazione. Il fumetto non è affare da bimbi, Batman meno che mai. Il fatto che per Cronenberg sia un bischero che corre ammantellato e per me no deriva dal fatto che io lo colloco in una dimensione che, per quanto realisticamente possa esser resa, sempre di fiction si tratta.
Okay. E adesso, che si scateni il dibattito.

4 commenti:

Kolo ha detto...

Mi è piaciuto leggere il tuo pensiero, in primis perchè lo condivido e poi perchè non ci son di storie, i fumetti non sono per bambini, si li leggi ma solo poi puoi capire certe sfumature che prima non coglievi o passaggi profondi che solo da ''grandi'' puoi capire... La domanda viene poi spontanea: ma ha mai letto un fumetto?! :°D

Ovviamente rispetto per il suo lavoro! Ma non condivido il suo pensiero <.<

CleaStrange ha detto...

Beh te considera che A History of Violence è tecnicamente tratto da una graphic novel... Ci saranno differenze eh, tra un fumetto seriale e un romanzo grafico, come fa tanto fico chiamarlo, ma in sostanza il linguaggio è lo stesso. E onestamente non penso che i supereroi siano i cinepanettoni del fumetto, o le trashate alla Michael Bay - forse è più appropriato come paragone - perché hanno sempre qualcosa da insegnarti. Certo, quando non parlano solo di cazzotti e improperi surreali ("Per tutti i fenicotteri in andropausa!" :°D)

lightingcloud ha detto...

mah, il fatto che io di Cronenberg non abbia visto una cippalippa non aiuta a partecipare al dibattito del post :') però l'affermazione finale che citi mi fa imbestialire, e mi fa pensare che lui sia uno di quei cazzoni troppo radical chic per capire quello che c'è dietro un prodotto. e che magari non ha mai preso tra le mani un fumetto diverso da Topolino. poi oh, sono idee, ma la sua è sbagliata e punto.

e, sia chiaro, imho se alla Marvel non avessero indirizzato i film verso il lato "cazzone" dei loro supereroi ne sarebbero potuti uscire dei gran bei prodotti. però vabé, son scelte, e io sto ancora battendo le manine ripensando a certe scene da lacrime in The Avengers.

CleaStrange ha detto...

Ma guarda, io non disdegno la cazzonaggine dei film Marvel alla fine della fiera... sono sane caciaronate fatte per di più molto bene, ma questo non vuol dire che non abbiano dei concetti importanti dentro, e chiaramente questi concetti emergono solo e soltanto, a parer mio, se ti sei letto anche i fumetti. Per quanto mi riguarda, è tutto lì dentro. Invece Nolan ha trasposto delle sane riflessioni anche all'interno dei cinecomic, li ha portati proprio in un'altra dimensione per cui non accetto le affermazioni di Cronenberg, proprio non ce la posso fà.