martedì 15 marzo 2011

Antieroi, pt. 2

Proseguendo quel discorso panoramico sugli antieroi che, presa da non si sa quale furore, avevo incominciato la settimana scorsa, oggi tenterò una pedestre analisi di uno dei film che più mi ha colpito negli ultimi mesi e no, non sto parlando di The Social Network: carino, per carità, fatto bene e tutto quanto (probabilmente potrei scriverne una recensione più qua); Zuckerberg, per come si comporta nei confronti degli suoi 'soci' potrebbe passare per antieroe ma in fondo fa solo lo stronzo e detto fra noi con le fattezze di Jesse Eisenberg risulta pure convincente in quanto tale, perché a vederlo com'è davvero di sicuro direste 'Eh? Con quella faccia? Ma fammi il piacere, quello non farebbe del male a una mosca, se ne starebbe tutto il giorno a spararsi segoni o giocare a WoW' e invece v'ha fregato, C'HA FREGATO a tutti, con quella faccia lì. Bella storia, eh?
Ad ogni modo, tornando nel seminato continuo ancora a chiedermi com'è che in troppi dicano che The Social Network è un capolavoro mentre Inception (che OOOPS! è il film di cui andrò a parlare), 'sì dai, bellino, ma non era da Oscar'.


Ora.
Fermi tutti.
A parte che non è stato vinto da nessuno dei due, e che entrambi si sono accontentati, per così dire, di Oscar molto tecnici, vedi montaggio, colonna sonora, effetti speciali, eccetera. Ma a parte questo, io non credo che l'uno sia meglio dell'altro, è che sono due cose completamente diverse: uno è un biopic, tratto da un libro, quindi sceneggiatura non originale, trama che si attiene alla realtà o comunque rimane nell'ambito del realismo, mentre l'altro è una pura invenzione di fantasia con tratti sia del thriller sia della fantascienza, per quanto non nei canoni tradizionali di essa. Due cose affascinanti a modo loro, eppure differentissime, e siccome voglio parlare di antieroi, e di questo tipo particolare, vediamo di scendere un po' più nello specifico.

Inception: antieroi nel mondo dei sogni
(Warner, 2010, regia di Christopher Nolan)
Diciamo che si possa, in soldoni, riassumere così. Siamo in una realtà in cui lo spionaggio industriale si pratica anche attraverso il subconscio, e Dom Cobb (interpretato dal solito grande Leonardo DiCaprio) è uno specialista nell'intrufolarsi nelle altrui menti durante i sogni, coadiuvato dal socio Arthur (the point man, ossia colui che si occupa concretamente di tutta l'azione, interpretato da Joseph Gordon-Levitt, che in qualsiasi film lo metti fa sempre la sua porchissima figura. Anche in quel troiaio di G.I. Joe, per dire). Cobb, nella fattispecie, è un estrattore, ossia estrapola dai subconsci delle informazioni preziose richiestegli dai committenti, quindi spionaggio industriale a tutta birra, ma questo l'avevamo già detto.
Il fatto è che già dai primi minuti del film si capisce che c'è qualcosa che non va e la missione fallisce, se non che la potenziale vittima del lavoro, l'imprenditore giapponese Saito (Ken Watanabe), chiede ai due soci se è possibile fare un lavoro completamente opposto al loro abituale: non togliere informazioni, ma eradicarle. Impiantare un'idea nel subconscio del soggetto. Arthur è ben scettico al riguardo ma Cobb dice di esserne in grado, così Saito spiega che il suo maggior rivale, Fischer, sta morendo e si rende necessario convincere il figlio, Robert Fischer (Cillian Murphy), a frammentare l'enorme impero industriale che erediterà dal padre. Dunque Cobb raduna una squadra di specialisti nei rispettivi campi (Arianna, ossia Ellen Page, talentuoso architetto e in seguito vocina della coscienza di Cobb; Yusuf, - Dileep Rao - un chimico specializzato nella produzione di un sonnifero molto particolare che stende chiunque lo usi ma lascia intatte le funzioni dell'orecchio - fattore fondamentale per la riuscita del piano e la riemersione dagli strati del sogno - e Eames, interpretato da Tom Hardy, il falsario, capace di assumere i connotati e i movimenti di chiunque all'interno del sogno), a cui si aggiunge lo stesso Saito come "turista" per assicurarsi che il lavoro vada a buon fine. L'impresa appare da subito un'odissea, trattandosi di calarsi in tre strati di sogno, uno all'interno dell'altro. Roba da rischiare di non uscirne. O di uscirne molto rincoglioniti. Tuttavia sono tutti preparati alla perfezione e credono di avere la situazione sotto controllo, se non fosse che nessuna pianificazione e nessun calcolo possono fermare un pericolo che uno di loro si porta inevitabilmente dietro e che dovrà, in ultima istanza, affrontare una volta per tutte senza trascinare nel baratro tutti gli altri.
Già di per sé la trama risulta affascinante - il mondo dei sogni è sempre stato idealizzato, anche in virtù della sua sfuggevolezza - ma le scenografie, gli effetti speciali e soprattutto il cast lo rendono ancora migliore di quanto uno possa aspettarsi a leggerne tre righe di trama. I personaggi cedono il passo allo sviluppo della trama, dell'idea, ai flashback necessari per comprendere la natura di Cobb e la ragione delle sue azioni, ma questo non vuol dire che siano privi di personalità, anzi. Vorrei evitare di fare spoiler nel raccontare di alcuni dei personaggi - quelli più esemplari in quanto veri antieroi - quindi probabilmente potrei risultare lacunosa ma a voi che leggete non dispiacerà, vero? :°D
Cobb è vittima del suo passato, che viene poco a poco alla luce. Lo si vede subito come un personaggio ombroso e restio a raccontare di sé ai suoi soci: difatti è Arianna che lo riempie di domande, che si intrufola nei suoi sogni cercando di capire qualcosa del suo "accidenti di subconscio" per evitare che accada il peggio. Il suo è un lavoro di precisione, per quanto non esattamente legale: un qualcosa in cui è molto bravo e in cui è costretto a muoversi per via, sempre, del suo passato; ma il suo rimanere ancorato ad esso lo porta costantemente a camminare sul filo del rasoio, a rischiare che ciascuna commissione affidatagli rischi di andare in malora da un momento all'altro. La storia gira tutta intorno a lui e al suo desiderio di tornare a casa ed è talmente determinato in questo che sembra non curarsi del fatto di non essere da solo a cacciarsi nei guai, ma che si porta dietro tutta la squadra. È conscio che la riuscita dell'ultimo lavoro, per quanto avvenga su un piano meramente surreale, porti a dei risultati, delle conseguenze reali, e per questo lo persegue con tutte le sue forze. Vuole tornare a casa e questa può essere l'unica occasione per riuscirci.
Arthur sembra non avere particolari motivazioni, e forse è per questo che alcuni lo vedono come privo di spessore e meramente funzionale alla storia. In realtà, dal suo perfezionismo, e dal suo senso dell'organizzazione globale del progetto traspare una passione reale per quello che fa, a discapito di passare per uno stoccafisso (come lo apostrofa Eames con una vena di sarcasmo) senza fantasia. Il suo non è il mondo delle idee, dell'originalità. Il suo mondo è quello dell'ordine, della praticità funzionale alla riuscita del piano: è lì che Arthur mette la sua creatività.
Poi beh, un personaggio acquista spessore anche in virtù dei suoi gusti: veniamo a scoprire quasi subito che Arthur ama gli ambienti sofisticati - li usa sempre quando il sogno in cui muoversi è il suo -  e che probabilmente gli piace l'arte di Bacon, anche se il dipinto in questione è stato usato perché "al soggetto [la vittima dell'estrazione del momento] piacciono i pittori inglesi del dopoguerra". Si può dire che la sua vocazione non gli faccia porre quesiti sulla liceità o meno di quello che fa: gli piace farlo, dunque lo fa.
Arianna ha una mente genialmente predisposta alla creazione, non per niente viene segnalata a Cobb dal suocero (Michael Caine, ormai una piacevole presenza fissa nella cinematografia Nolaniana), docente universitario di architettura a Parigi. All'inizio è sconvolta dalle stranezze del mondo onirico di Cobb ma pian piano cerca di scoprirne le sfaccettature e di capire perché non possa più costruire le ambientazioni dei suoi sogni (si coglie infatti che fosse stato un eccellente architetto in precedenza) e come fare per evitare intoppi nella missione da svolgere. È quella che più di tutti mantiene la calma e il sangue freddo - non dimentichiamoci che per lei è la prima esperienza di questo genere, il che le rende enormemente onore - e che si dimostra in grado di prendere le redini della situazione in più di un frangente. Probabilmente è anche quella che rappresenta meno la categoria dell'antieroe, almeno per come la penso io. Lei vede il mondo del sogno come un territorio in cui sperimentare arditamente le infinite e surreali possibilità dell'architettura ed è questo il motivo per cui torna all'interno della cricca dopo una fase di rabbioso smarrimento iniziale. Se lei sceglie di far parte del progetto è per due soli motivi: la creazione, e il cercare di mettere un toppino alle debolezze subconscie di Cobb. Nessun altro fine.
Eames ha l'apparenza da spaccone e spesso prende di mira Arthur e il suo modo 'ingessato' di affrontare le situazioni (le loro schermaglie sono al limite del comico e detto fra noi mi hanno strappato più di una risata). Essendo un 'falsario' riesce perfettamente a cogliere le sfumature di carattere delle persone con cui ha a che fare, Cobb compreso. Per lui svolgere questi lavori è naturale e spontaneo come respirare, lo si percepisce da come si muove all'interno del sogno e dalla precisione con cui studia situazioni, rapporti interpersonali e soggetti da interpretare, ma soprattutto quelli con cui interagire. È un analista nato, c'è poco da fare.
Saito è il turista, colui che tra tutti è il più inesperto delle dinamiche oniriche ma che assume sempre più una rilevanza nella missione. È la chiave di cui ha bisogno Cobb per tornare alla realtà, colui che in virtù di una telefonata possa far crollare tutte le accuse di crimine che sono state mosse nei confronti dell'estrattore. Saito chiede, in cambio, un atto di fede, che è un po' come buttarsi nel baratro sperando che sotto ci sia un materasso bello morbido che non ci faccia spetasciare come pomodori maturi; tuttavia Cobb accetta, così come acconsente anche a far scendere l'industriale nei meandri del sogno, per vedere come vanno effettivamente le cose e anche perché si percepisce chiaramente la sua curiosità e la volontà di essere utile alla causa. Devo ammettere che all'inizio mi stava un po' sulle palle, ma con lo scorrere della pellicola Saito si è rivelato essere un personaggio affascinante e coraggioso, che in molti tratti - quali la lealtà, il rispetto e il senso del dovere - rispecchia la condotta del Samurai, il Bushido.
Mal, infine. Vorrei poter parlare più nello specifico di lei, della sua presenza sfuggente e spettrale, ma farei uno spoiler dietro l'altro per cui lascio perdere e anzi, accetto interpretazioni personali da parte di chi legge :D

In fin dei conti, è evidente che abbiamo a che fare con antieroi con tutti i crismi, e già il fatto si dedichino ad una attività dichiaratamente illegale è un discreto deterrente per la loro immagine. Altro elemento importante, poi, è che apparentemente tutti loro svolgono questo tipo di attività con naturalezza e senza rimorsi, senza chiedersi perché lo facciano, senza trarne piacere (forse si possono escludere Eames e Arthur, che ne sembrano piuttosto appagati), se non squisitamente personale: la creazione architettonica per Arianna e la curiosità di Saito, ad esempio. Un discorso a parte merita Cobb, il quale svolge questo ultimo lavoro, nella fattispecie, perché sente più tangibile la possibilità di poter tornare a casa dalla sua famiglia, quindi se prima poteva essere l'unico modo di guadagnare dovendo rimanere defilato per i suoi problemi in patria, adesso assume la connotazione di un vero e proprio mezzo per raggiungere uno scopo a lungo agognato. In conclusione, il discorso non cambia di molto: qualsiasi sia la loro motivazione, si ritrovano comunque ad agire con la naturalezza di chi sta dalla parte giusta e in fondo ci ritroviamo a fare il tifo per loro, a sperare che l'innesto vada in porto senza intoppi anche se poi Fischer ci risulta simpatico, magari fa anche un po' tenerezza perché lo scopriamo essere sommerso dal rimorso di non aver avuto la possibilità di un rapporto migliore col padre e dalla pesantezza dell'eredità industriale che grava sulle sue spalle; si rivela una persona fragile e nonostante tutto Cillian Murphy riesce ad infondergli uno spirito tutt'altro che flebile, rendendolo quindi reale e non una macchietta come ci si potrebbe aspettare da tali presupposti.
Ancora una volta si rivela il meccanismo secondo cui, che ci siano o meno eroi senza macchia, alla fine andiamo sempre dietro agli antieroi. Sarà il fascino della carogna, che vi devo di'. :°D

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Ok, l'hai voluto tu.

CAZZOFIGATA ! Però per rendere il tutto più brioso dirò uno "SPOSAMI EAMES" così a caso. <3

CleaStrange ha detto...

hahahaha :°°°°°°D
Eames è da sposare, effettivamente. Solo che probabilmente non sarebbe così incline a farlo ;_; è uno spirito libero! (leggi: scapperebbe da Arthur. u_ù)

Geeno ha detto...

Bellissima analisi sugli antieroi. E' ovvio che con i tempi attuali, i cavalieri senza macchia non facciano più audiance, per il semplice fatto che non esistano più. Il lettore/lo spettatore non ci si ritrova ed essere coinvolti in quello che si legge/guarda, credo sia uno dei mezzi più forti per attirare pubblico.

Detto questo, devo ammettere che a me Inception non è piaciuto moltissimo. Non nego che sia un bel film, ma boh, è mancato qualcosa.

CleaStrange ha detto...

forse - parere mio - per quando sia denso di emotività, può risultare comunque un po' *freddino*. non so, questo è l'unico difetto che potrei trovargli, nel senso che sì, senti che ci sono dei livelli di sentimento ma è come se li osservassi da lontano. sempre in termini di cinema nolaniano (si potrà dire? io la butto là perché bene o male ci sono dei caratteri distintivi e comuni nei suoi lavori... insomma, forse è azzardata la definizione di cinema d'autore, ma nella mia presunzione sono abbastanza sicura che possa reggere :D ), il cavaliere oscuro mi trasportò molto di cuore. il trasporto che può dare inception è un trasporto di cervello, ecco.
ma son sempre pareri personali, via xD

Mr.Tambourine ha detto...

Hai centrato.
E comunque secondo me la migliore sceneggiatura orignale se la meritava, Insèpscion.

CleaStrange ha detto...

Effettivamente è abbastanza cervellotica, se lo sarebbe meritato :D

Anonimo ha detto...

ganzerrimoo yayayaya! Dido